II segnale, un grande fuoco acceso nella parte
più alta dell’acropoli tarantina, fu dato in una
notte di agosto. Le truppe cartagiginesi allora
partirono immediatamente alla volta della città
senza dimenticare tuttavia di nascondere nel
ventre della montagna un immenso tesoro frutto
di precedenti razzie. I cartaginesi non poterono
mai più tornare a riprendere le ricchezze che
diventarono oggetto della cupidigia dei paesani
i quali più volte, ma invano, scavarono in lungo
e in largo i fianchi della montagna alla ricerca
del favoloso tesoro. Un giorno un giovane sposo,
padre di una bimbetta, salì sul monte Salete per
cercare il tesoro. Aveva appena iniziato a
smuovere il terreno che gli si parò davanti il
diavolo: «Non affannarti a cercare», gli disse,
«io solo so dov’è nascosto il tesoro; te lo dirò
in cambio di una creatura innocente». Tornato a
casa, il giovane tentò più volte di portar via
la figlioletta da dare al diavolo, ma la moglie,
che probabilmente aveva intuito qualcosa, non si
staccò mai un attimo dalla bambina.
Troppo tardi il padre degenere capì l’orribile
azione che stava per compiere: colto dal rimorso
finì i suoi giorni in preda alla follia.
Come tutte le leggende, non si sa quanto ci sia
di vero in questa storia, certo è che le
tentazioni del demonio esistono e Montemesola,
incastonata tra le colline, è sicuramente lo
scenario migliore in cui ambientare simili
racconti. Bene fece dunque l’autore anonimo di
questa singolare avventura.
|